Oltre la sostenibilità: l’Era dell’Architettura Rigenerativa.
- matteonasini.arch
- 2 ott
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Aggiornamento: 12 ott
Spazi progettati non solo per ridurre l'impatto, ma strategie e visioni che trasformano gli spazi costruiti in sistemi capaci di ricostruire ecosistemi e comunità.
L’architettura rigenerativa rappresenta un orizzonte progettuale che si spinge oltre la semplice sostenibilità attraverso la capacità di restituire valore ai contesti in cui si inserisce nella nuova progettazione. Essa nasce dall'idea che l'ambiente costruito non debba più essere inteso come un corpo estraneo che consuma risorse ma come un sistema vivo che interagisce con i cicli naturali, contribuisce a rigenerare gli ecosistemi e rafforza le reti sociali ed economiche che lo circondano.
La sua logica non si limita a contenere le emissioni o ad ottimizzare le prestazioni energetiche, ma tende a creare ambienti che favoriscono la biodiversità, il benessere umano e l'equilibrio delle relazioni tra uomo e natura.
In questa prospettiva, il progetto diventa un processo circolare, capace di assimilare conoscenze provenienti dalla biologia, dall'ecologia e dalle scienze dei materiali, e di tradurle in forme architettoniche che dialogano con l'ambiente. Gli edifici non sono più concepiti come macchine isolate, ma come parti di un sistema che produce energia rinnovabile, raccoglie e purifica l'acqua, riduce i rifiuti, e si integra nel paesaggio in modo da stimolare la rinascita dei suoli e delle comunità. Il cantiere, tradizionalmente percepito come momento di consumo intensivo di risorse, si trasforma a sua volta in occasione di valorizzazione delle filiere locali, di impiego di materiali naturali e riciclati, di coinvolgimento attivo delle persone che abiteranno lo spazio.
Kendeda Building for Innovative Sustainable Design” del Georgia Institute of Technology (USA). Questo edificio accademico è stato concepito per ottenere la certificazione Living building Challenge , Uno degli standard più rigidi in materia di sostenibilità rigenerativa. Plant e apiario sul tetto, un orto-giardino, pannelli solari, Sistemi per la raccolta dell'acqua piovana. Tutto contribuisce a far funzionare l'edificio come un organismo che restituisce più di quanto prende. È anche un pezzo di formazione e di sensibilizzazione, perché le sue funzioni didattiche dialogano con la comunità universitaria e con il territorio. – Fonte immagini: www.livingbuilding.gatech.edu
Nell'ambito dell'architettura rigenerativa la gestione dell'acqua assume un ruolo centrale poiché essa non viene più intesa soltanto come risorsa da distribuire e consumare, ma come elemento vitale da preservare, valorizzare e reintegrare nei cicli naturali. Gli edifici e gli spazi pubblici si configurano come infrastrutture capaci di raccogliere le acque piovane, filtrarle e restituirle al terreno riducendo il rischio di allagamenti e contribuendo alla ricarica delle falde. La progettazione può includere sistemi di fitodepurazione, bacini di laminazione e superfici permeabili che trasformano le aree urbane da zone impermeabili a dispositivi di resilienza idrica. L'acqua, in questa visione, non è mai scarto, ma diventa occasione di rinascita ambientale e di costruzione di un nuovo rapporto sensibile con il paesaggio.
Allo stesso tempo, la progettazione biophilica costituisce uno degli strumenti più potenti per restituire qualità all'esperienza dello spazio costruito. Non si tratta solo di inserire piante o giardini all'interno degli edifici, ma di stabilire una continuità profonda tra natura e architettura. La luce naturale, le ventilazioni incrociate, i materiali che evocano le forme organiche, gli spazi verdi integrati nelle coperture o nelle facciate diventano elementi che stimolano il benessere fisico ed emotivo di chi abita gli spazi. Questa relazione diretta con il mondo naturale favorisce non soltanto la salute psicologica delle persone, ma anche la percezione di appartenenza ad un ecosistema più vasto, superando la tradizionale separazione tra artificiale e naturale.
Heliotrope” di Rolf Disch, Freiburg (Germania). È un edificio sperimentale concepito per essere autoregolato dal punto di vista energetico e, in alcuni momenti dell'anno, generare più energia di quanto ne consumi. L'edificio ruota per seguire il sole, impiega pannelli fotovoltaici dual-axis, scambiatori geotermici, un sistema di raccolta di acque grigie ed ha inoltre un sistema di compostaggio per i rifiuti organici. È un modello che integra produzione energetica, gestione delle risorse naturali, tecnologie attive e passive, e riflette bene la visione rigenerativa: non solo ridurre l'impatto, ma restituire valore all'ambiente circostante. -Fonte immagini: www.rolfdisch.de
Per garantire la concretezza di questi obiettivi, l'architettura rigenerativa si dota di strumenti di misurazione e di metriche che consentono di valutare l'efficacia degli interventi. Questo perché non basta enunciare principi generali: è necessario misurare quanta acqua viene effettivamente recuperata, quanta energia viene prodotta, quanta biodiversità viene favorita, quale impatto sociale viene generato. Le metriche diventano così non semplici indicatori tecnici, ma strumenti culturali che permettono di orientare le scelte progettuali verso un beneficio netto per l'ambiente e per le comunità. In questa prospettiva, la valutazione non è una fase finale, ma parte integrante del processo creativo, capace di trasformare i dati in nuove forme di consapevolezza progettuale.
L'architettura rigenerativa, proprio perché si fonda su una visione complessa e interconnessa, non può essere ridotta a un'insieme di tecniche o ad un repertorio di soluzioni progettuali, essa si configura piuttosto come un cambiamento di paradigma, un nuovo modo di pensare il costruito come parte integrante di un sistema vitale che coinvolge natura, tecnologia e società. Ogni edificio, ogni spazio pubblico, diventa così un'occasione per sperimentare forme di convivenza più armoniche, in cui la qualità ambientale , il benessere delle persone e la resilienza delle comunità si alimentano reciprocamente. In questa prospettiva, progettare significa immaginare futuri possibili in cui la città e il paesaggio si ricostruiscono insieme, producendo come già detto valore per chi li abita e per gli ecosistemi che li sostengono.
Lungi dall'essere un'utopia, questo approccio si traduce in pratiche concrete che mettono al centro la continuità dei cicli naturali e la dignità delle comunità umane, aprendo la strada a un modo di costruire che non si limita a fare meno danno, ma che attivamente contribuiscono a guarire e a far fiorire il mondo che abitiamo: sono un esempio concreto di questo approccio l’“Heliotrope” di Rolf Disch in Germania, oppure il “Kendeda Building for Innovative Sustainable Design” del Georgia Institute of Technology (USA) o la “La Cortijada Los Gazquez” in Andalusia (Spagna).
La Cortijada Los Gazquez” in Andalusia (Spagna). È un progetto che fonde tradizione, vernacolo locale e rigenerazione ambientale. Situato in una zona relativamente isolata e fuori rete elettrica, il complesso nasce da un'insieme di vecchie case rurali ristrutturate, usate come ritiro creativo. Qui le pratiche rigenerative sono manifeste:Raccolta di acqua piovana,Sistemi di filtro depurazione, energie rinnovabili (solare, eolica, biomassa), Uso di materiali locali (adobe, pietra, legno), agricoltura integrata nel paesaggio. -Fonte immagini: www.losgazquez.com/the-place/
La sfida oggi non è solo tecnica ma culturale: occorre abbandonare la logica dell'efficienza come unico parametro e abbracciare quella della reciprocità, del dono e della rigenerazione. L'architettura diventa allora un atto di responsabilità e di cura, capace di trasformare i luoghi in catalizzatori di vita e di relazioni.
Una speranza per una Ricostruzione più consapevole in piena simbiosi tra sviluppo e Natura.
02/10/2025 Arch.Matteo Nasini

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