Open space: equilibrio tra funzione e armonia. Consigli utili ed errori da evitare.
- matteonasini.arch

- 27 ott
- Tempo di lettura: 3 min
Negli ultimi anni l'open space è diventato una delle espressioni più riconoscibili dell'abitare contemporaneo. Spazi fluidi, luminosi e multifunzionali raccontano un nuovo modo di vivere la casa, dove i confini si attenuano gli ambienti dialogano tra loro in un continuo gioco di relazioni. Tuttavia dietro la leggerezza apparente di questa scelta progettuale si nasconde una complessità spesso sottovalutata: creare un open space realmente armonico richiede rigore compositivo, sensibilità estetica e una profonda consapevolezza delle funzioni.
Uno degli errori più comuni è quello di non definire con chiarezza le diverse zone. Senza una gerarchia spaziale, il rischio è quello di scivolare nel disordine visivo, perdendo leggibilità e comfort. La chiave è suggerire le funzioni senza spezzare la continuità: tappeti, corpo illuminanti, variazioni matematiche o arredi bifacciali possono diventare strumenti di una separazione leggera, capace di articolare lo spazio mantenendolo unitario.
La coerenza stilistica è un altro pilastro fondamentale. L'assenza di pareti non giustifica un eccesso di libertà compositiva: mescolare troppi stili o cromie diverse genera confusione e toglie profondità narrativa. E invece preferibile costruire una palette cromatica coerente, giocando su rimandi tonali e materici che leghino le diverse aree in un racconto visivo fluido e riconoscibile.
L'illuminazione, spesso trattata come elemento secondario, è invece ciò che conferisce identità e atmosfera all'ambiente. Un progetto illuminotecnico ben calibrato, capace di alternare luce diretta e diffusa, sospensioni scenografiche e punti luce funzionali, può valorizzare le zone operative e creare scenari diversi a seconda dei momenti della giornata. Allo stesso modo, la disposizione degli arredi deve favorire la continuità percettiva e la fluidità dei movimenti, evitando ingombri che interrompano la naturalezza dei percorsi.
Molti open space peccano di eccessiva densità: il desiderio di rendere lo spazio accogliente si traduce spesso in un effetto soffocante. Meglio pochi elementi, scelti con cura, che lasciano respirare la composizione. La luce, i volumi e i vuoti devono essere parte integrante del progetto, non semplici sfondi. In ambienti che uniscono cucina e soggiorno, poi, il dialogo tra materiali e finiture è essenziale: la cucina e il living devono parlare la stessa lingua, fondendo funzionalità e comfort visivo in un equilibrio senza strappi.
Un soggiorno di qualità non rinuncia mai alla presenza della natura. Piante, fibre e tessuti naturali introducono calore e vitalità, ammorbidendo l'eccesso di controllo tipico di certi ambienti minimalisti. Anche la percezione prospettica gioca un ruolo cruciale: ogni elemento è visibile da più angolazioni, perciò ciò che funziona frontalmente deve risultare coerente anche lateralmente. Progettare in tre dimensioni, e non "a parete", significa restituire profondità e continuità visiva.
La questione acustica merita poi grande attenzione. Le superfici rigide e riflettenti amplificano i rumori, compromettendo il comfort abitativo. L'inserimento di tessili, tappeti o librerie a giorno può restituire equilibrio sonoro e qualità percettiva. In parallelo, anche la privacy va pensata come componente progettuale: piccole schermature, quinte traslucide o giochi di luce permettono di creare zone più intime senza interrompere la continuità dello spazio.
Sul piano tecnico, l'impianto elettrico deve eseguire le logiche dell'arredo, non il contrario. Prese e punti luce vanno pianificati fin dall'inizio, evitando soluzioni improvvisate che disturbano la pulizia visiva. Allo stesso modo, proporzioni e scala degli arredi devono rispettare le dimensioni complessive: un divano sovradimensionato o un'isola cucina monumentale possono compromettere la percezione spaziale e ridurre la sensazione di comfort.
Anche la scelta dei materiali contribuisce a determinare l'unità percettiva. Pavimentazioni incoerenti o transizioni non studiate -come il passaggio brusco da gress a parquet- interrompono la fluidità visiva. Meglio optare per un materiale continuo o per una giunzione progettata come segno grafico, capace di connettere anziché dividere.

Ogni open space, inoltre, ha bisogno di un punto focale: un elemento che catturi lo sguardo e ne diventi l'ancora visiva. Un camino, un'opera d'arte, una parete materica o un arredo iconico aiutano a dare carattere e identità all'ambiente. Senza un fulcro, lo spazio rischia di apparire indefinito, privo di una direzione narrativa.
Non va poi trascurata la componente sensoriale: odori, suoni, temperatura visiva e la luce naturale influenzano profondamente la percezione dello spazio. Una ventilazione inadeguata può compromettere il comfort olfattivo; materiali troppo freddi o troppo caldi alterano l'atmosfera; una gestione errata della luce solare può generare abbagliamenti o disomogeneità luminose. In un open space, aria e luce sono veri e propri materiali di progetto.
Infine, un ambiente aperto deve saper evolvere nel tempo. Arredi mobili, pareti scorrevoli o pannelli vetrati permettono di modulare lo spazio secondo necessità diverse, introducendo quella flessibilità che il vero valore dell'abitare contemporaneo.
Progettare un open space non significa semplicemente abbattere le pareti, ma costruire un equilibrio dinamico tra apertura e definizione, tra estetica e funzionalità.
Solo in questa tensione controllata nasce uno spazio davvero abitabile: un luogo fluido, armonico e capace di raccontare, con coerenza e leggerezza, un modo di vivere consapevole e contemporaneo.
27/10/2025 Arch. Matteo Nasini










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